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{"uniqueId":"grid_articledcl","mobileExpanded":true,"html":"<p><i>Milano, 3/08/2020</i></p>\r\n<p>L’ultimo episodio poche settimane fa: il 9 luglio a Bolzano una bambina autistica si è allontanata da casa approfittando di una attimo di distrazione del padre. L’allarme è scattato immediatamente e una pattuglia della Polizia ha trovato la piccola di otto anni che si stava immergendo nelle gelide acque del fiume Isarco. Gli agenti le hanno parlato dolcemente e l’hanno convinta a farsi avvolgere in una coperta.<br>\r\n“Un episodio a lieto fine per tanto che invece terminano con una tragedia”, commenta Gianluca Nicoletti, giornalista, nota voce radiofonica e promotore del progetto Insettopia-Cervelli Ribelli con cui diffonde cultura sulle persone con autismo. “L’anno scorso ho passato tutta l’estate negli archivi dell’Agenzia Ansa per ricostruire i casi di sparizione di persone con autismo. Ho trovato decine di casi. E soprattutto ho capito che non esiste una rete di protezione che possa garantire che non succeda. Ci possono essere gli operatori più bravi del mondo, ma è questione di un attimo. Persino mio figlio Tommy mi è scomparso sotto il naso mentre eravamo in macchina”.<br>\r\nEd ecco allora l’idea di progettare un localizzatore per persone con autismo, un progetto che si avvale del sostegno economico della Fondazione Vodafone e il supporto scientifico del Politecnico di Milano.<br>\r\n<br>\r\n<b>Gianluca Nicoletti, perché un localizzatore?</b><br>\r\n“Perché proprio studiando in modo quasi scientifico i casi documentati abbiamo compreso che è l’unico sistema per contrastare questo fenomeno”<br>\r\n<br>\r\n<b>Ma non basterebbe uno smartphone?</b><br>\r\n“No, perché molti autistici si liberano degli oggetti che hanno addosso e persino dei vestiti perché si sentono oppressi. Avevamo pensato a una spilla, ma abbiamo scartato anche questa ipotesi. Stiamo valutando se inserire il dispositivo di localizzazione nella soletta delle scarpe, ma ci sono persone che in momenti di crisi si tolgono anche le calzature. L’ideale sarebbe un microchip sotto pelle, ma non si può fare per ovvi motivi”.<br>\r\n<b><br>\r\nA che punto è la ricerca?</b><br>\r\n“La tecnologia del localizzatore si avvale del gps e di altri sistemi che ormai sono maturi. La vera sfida è la miniaturizzazione e la collocazione addosso alla persona: stiamo persino pensando all’elastico delle mutande. E poi c’è da costruire tutta la parte di allerta”.<br>\r\n<br>\r\n<b>Vale a dire?</b><br>\r\n“Che l’allarme dovrebbe scattare appena l’autistico esce dal raggio d’azione di pochi metri di familiari e operatori. Solo così, come insegnano i casi che ho studiato, si evita il peggio. Ma perché funzioni ci vogliono una rete di sorveglianza, un call center”.<br>\r\n<br>\r\n<b>Ma un dispositivo così invasivo sarà accettato dalle famiglie?</b><br>\r\n“Abbiamo pensato anche a quello: va creato un protocollo e un tutorial ch spieghi alle famiglie come funziona il localizzatore in modo da convincere ad adottarlo”.<br>\r\n<br>\r\n<b>E non ci saranno problemi con le norme sulla Privacy?</b><br>\r\n“Sottoporremo il progetto al Garante. E spiegheremo che una volta testato sugli autistici potrebbe diventare un presidio sanitario utile anche per chi è affetto da Alzheimer o demenza senile”.<br>\r\n<br>\r\n<b>Quali tempi prevede?</b><br>\r\n“Siamo alla realizzazione dei primi prototipi. Ci siamo dovuti fermare per l’emergenza Covid, ma ora i ricercatori del Politecnico di Milano sono di nuovo al lavoro per creare un dispositivo da inserire nella suola delle scarpe e uno da cucire in un indumento intimo. Però, ripeto, non tanto questione di tecnologie, quanto di capire come e quando si manifesta questo fenomeno. Ora abbiamo una casistica ampia da studiare e abbiamo anche chiesto, tramite il nostro sito (<a href=\"http://www.pernoiautistici.com/2019/06/aiutateci-a-progettare-il-localizzatore-per-autistici-in-fuga/\" target=\"_blank\">http://www.pernoiautistici.com/2019/06/aiutateci-a-progettare-il-localizzatore-per-autistici-in-fuga/</a>) un aiuto alle famiglie degli autistici perché ci raccontino le loro esperienze. E’ una sfida complessa ma abbiamo partner all’altezza. E Fondazione Vodafone ci ha messo davvero molto”.</p>\r\n<p> </p>\r\n","react_component_name":"articleDclComponent",":type":"webaem/components/content/commonComponents/articleDCL"}